Monitorare i consumi in condominio con efficienza e rispetto della privacy

RiccardoTWF

Marzo 21, 2024

La gestione mirata dei consumi, attraverso soluzioni e sistemi tecnologici, è una esigenza sempre più forte nel percorso verso il raggiungimento degli obiettivi UE, specie nel caso dell’edilizia residenziale. Ecco su cosa si può contare e gli aspetti cui prestare attenzione, a proposito di tutela della privacy

Monitorare i consumi in edilizia residenziale, in particolare nei condomini, è una priorità se si intende conoscere e ridurre il fabbisogno energetico e le emissioni. L’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) ricorda che le attività degli edifici costituiscono il 30% del consumo globale di energia finale e il 26% delle emissioni globali legate all’energia.

Cambiare questa situazione richiede un impegno forte e diffuso, se si considera che il 75 % degli edifici UE è tuttora inefficiente sul piano energetico.

La digitalizzazione offre un aiuto, attraverso soluzioni mirate per il monitoraggio dei consumi, delle emissioni e per elevare l’efficienza e il comfort. Tuttavia, serve prestare massima attenzione alla privacy. Gli stessi europei sono ben consapevoli del rischio: da un sondaggio condotto da Eurobarometro emerge che il 46% dei cittadini è preoccupato per il potenziale uso improprio dei propri dati personali da parte delle aziende. 

Riuscire a conciliare riduzione dei consumi e legittima tutela della privacy assume, quindi, una finalità prioritaria.

L’importanza di monitorare i consumi e le soluzioni dedicate

Monitorare i consumi energetici è un prerequisito prezioso per contare su edifici efficienti dal punto di vista energetico e sostenibili. A questo fine vengono in aiuto i sistemi dedicati come gli smart meter. L’Italia, in questo senso, è il Paese più avanzato al mondo. Secondo una ricerca condotta da Juniper Research, entro il 2027, il nostro Paese avrà il tasso di penetrazione più alto a livello mondiale (99,6%) di contatori intelligenti nelle famiglie.  

 

Ci sono poi le soluzioni di monitoraggio che rientrano in ambito smart home. È un settore che sta crescendo, come ha messo in luce l’analisi del mercato specifico dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano. Il mercato della “casa intelligente” vede una forte attenzione dei consumatori finali, sempre più attenti alla tematica, sia per i costi associati ai consumi sia per la crescente attenzione alla sostenibilità. Come annotano gli analisti dell’Osservatorio:

“il 17% degli utenti associa il concetto di smart home alla gestione dei propri consumi (+5% rispetto al 2022). Il 24% degli utenti individua come servizio di maggiore interesse per il futuro proprio l’analisi in tempo reale dei consumi energetici.”

Il passo avanti in termini di tecnologia per una casa intelligente ed efficiente è la domotica, che annovera anche sistemi per il monitoraggio dei consumi, all’interno di un insieme di soluzioni integrate per la gestione smart della casa. 

Ci sono poi le soluzioni ICT più evolute come i BEMS (Building energy management system), che monitorano e controllano le apparecchiature elettriche e meccaniche di un edificio.

Cosa prevede l’EPBD: smart readiness indicator per l’edificio

Nel testo della nuova Energy Performance Building Directive (altrimenti detta “Direttiva Case Green” ) sono fissati obiettivi sfidanti per ridurre i consumi: gli Stati membri dovranno ridurre il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22 % entro il 2035.

La stessa EPBD non manca di illustrare il concetto di sistemi per monitorare i consumi. Come si legge nel testo, gli Stati membri devono stabilire requisiti affinché, dove fattibile a livello economico, nel 2025 gli edifici residenziali nuovi e quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti siano attrezzati con una funzionalità di monitoraggio elettronico continuo, che misura l’efficienza dei sistemi e informa i proprietari o gli amministratori in caso di variazione significativa e qualora occorra procedere alla manutenzione dei sistemi. Nell’EPBD emerge il concetto di Smart Readiness Indicator, l’indicatore di predisposizione degli edifici all’intelligenza, che dovrebbe misurare la capacità degli edifici di usare le tecnologie ICT e i sistemi elettronici per adeguarne il funzionamento alle esigenze degli occupanti e alla rete e migliorare l’efficienza energetica e la prestazione complessiva degli edifici. Tale indicatore, come si legge nel testo della direttiva, avrà anche il compito di sensibilizzare i proprietari e gli occupanti sul valore dell’automazione degli edifici e del monitoraggio elettronico dei sistemi tecnici per l’edilizia e dovrebbe rassicurare gli occupanti circa i risparmi reali di tali nuove funzionalità potenziate. 

 

Digitalizzazione e sicurezza: l’importanza di sapersi affidare ai professionisti

Come illustrato, le soluzioni per monitorare i consumi non mancano certo. 

Tuttavia, va sempre considerata la tutela della privacy e della sicurezza dei dati, una priorità che deve essere sempre ben presente. 

 

I rischi di cybersecurity crescono. Pensiamo ai dispositivi IoT: man mano che essi diventano più economici, piccoli e distribuiti in modo più capillare, possono rivelare più informazioni rispetto a quanto previsto e minacciare la privacy degli utenti. Una ricerca pubblicata su Nature, a questo proposito, spiega che i sensori IEQ (Indoor Environmental Quality) installati per il risparmio energetico e il monitoraggio della salute interna sono elementi che possono essere impiegati per carpire informazioni sensibili sugli occupanti di un’abitazione.

 

È bene avvalersi di sistemi capaci di offrire il giusto grado di sicurezza, ma anche di affidarsi a professionisti che possano consigliare e affiancarsi – specie nel caso di nuove costruzioni o di ristrutturazioni importanti – in veste di general contractor.

 

Un esempio, a tale riguardo, lo offre Le Fonti Group, Società Benefit in grado di proporsi per svolgere diversi servizi mirati anche su questo fronte. Come ricorda il Presidente, Riccardo Tassi, «attraverso le società del gruppo si sviluppa un numero sempre più ampio di applicazioni intelligenti che permettono di gestire gli edifici in maniera automatizzata. Complice l’attuale situazione macroeconomica, verrà posta una maggiore attenzione all’utilizzo di dispositivi smart dedicati in particolare al monitoraggio dei consumi di ogni singolo punto di accesso. Particolarmente attenzione viene riservata al monitoraggio strutturale degli edifici attraverso la gestione, elaborazione e visualizzazione in tempo reale dei dati di monitoraggio registrati da una molteplicità di sensori».

 

In particolare, la soluzione MuReQua Storage Component realizzata grazie all’esperienza e alle intuizioni del prof. Iovane e proposta da Le Fonti Group, è una rivoluzionaria soluzione di archiviazione dati progettata per garantire la massima sicurezza e privacy.

 

Ogni file dati caricato in questa piattaforma viene frammentato e crittografato con una chiave di sicurezza unica per ogni frammento, garantendo un quadruplo livello di protezione per i dati sensibili. Si tratta di un approccio innovativo in grado di trasformare i file in una sequenza complessa di dati crittografati, rendendo virtualmente impossibile la decrittografia da parte di terze parti non autorizzate.

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Come Progettare edifici a Impatto Zero

RiccardoTWF

Marzo 21, 2024

Tecniche e soluzioni per avere edifici efficienti e a basse emissioni

 

La crescente spinta verso la decarbonizzazione e l’efficientamento energetico degli edifici sta portando all’adozione di pratiche più sostenibili nel settore delle costruzioni. 

In questo contesto, la Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) anche chiamata Direttiva case green  impone nuovi requisiti nella costruzione e nella riqualificazione degli edifici, ponendo l’attenzione su soluzioni a Impatto Zero.

Questa normativa è volta a migliorare le prestazioni energetiche e ridurre le emissioni di gas serra promuovendo edifici a basso consumo energetico e a impatto ambientale ridotto e stabilendo standard più elevati per l’efficienza energetica, la qualità dell’aria interna e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile. 

Obiettivo della normativa è fare sì che, entro il 2030, tutti gli edifici di nuova costruzione siano a emissioni zero e che, entro il 2050, lo siano tutti gli edifici esistenti.

Il 75% degli edifici europei è inefficiente

L’obiettivo stabilito dalla normativa europea è sicuramente molto ambizioso.
Ed è ancora più evidente se prendiamo i dati pubblicati dalla stessa UE: il 75% degli edifici esistenti è inefficiente dal punto di vista energetico e richiede interventi massicci di riqualificazione per poter raggiungere la neutralità climatica richiesta.

Quali Tecnologie e Soluzioni a supporto

Per progettare edifici a impatto Zero, è fondamentale utilizzare tecniche, tecnologie e processi a basso impatto ambientale. Tra le soluzioni più efficaci ci sono l’isolamento termico avanzato, l’utilizzo di materiali da costruzione ecocompatibili e la progettazione orientata al sole e al vento per massimizzare l’efficienza energetica passiva. Inoltre, l’installazione di sistemi fotovoltaici, solare termico e geotermici può ridurre ulteriormente l’impatto ambientale degli edifici e contribuire alla produzione di energia pulita.

Un altro aspetto cruciale è la valutazione del ciclo di vita degli edifici, che tiene conto dell’impatto ambientale di un edificio dall’estrazione delle materie prime alla demolizione. Un approccio che consente di identificare e ridurre le emissioni durante l’intero lifecycle dell’edificio, garantendo una maggiore sostenibilità complessiva.

Ecco alcuni interventi fondamentali per progettare un edificio a impatto zero:

  • Efficientamento energetico e isolamento termico

Una delle prime strategie da adottare è quella di migliorare l’efficienza energetica dell’edificio. Un aspetto che può essere ottenuto attraverso un migliore termico delle pareti e del tetto, nonché la scelta di elettrodomestici a basso consumo. 

  • Building Automation e LED

L’utilizzo di lampade a LED e di sensori di movimento per la gestione dell’illuminazione può ridurre consumi e, di conseguenza, le emissioni di CO2. Così come pure sistemi domotici volti a contenre gli sprechi e i consumi energetici.
In sintesi, anche la building automation può contribuire a ottenere maggiore efficienza.

  • Monitoraggio energetico

Oltre ai cambiamenti strutturali, un aspetto importante è legato al monitoraggio dei consumi

Grazie ai dettagli sui consumi, è possibile identificare eventuali inefficienze e sprechi e implementare interventi mirati per ridurli.

  • Rinnovabili ed energia pulita

Un’altra strategia efficace per ridurre il l’impronta carbonica degli edifici è quella di utilizzare fonti di energia rinnovabile. L’installazione di impianti fotovoltaici e il ricorso alle biomasse per il riscaldamento può fornire energia pulita e sostenibile all’edificio, riducendo così la dipendenza dalle fonti di energia tradizionali.

  • Impianti efficienti

Una maggiore sostenibilità ambientale dei building può essere ottenuta attraverso la sostituzione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento inefficienti con altri sistemi a basso impatto ambientale. Ad esempio, l’utilizzo di pompe di calore o di sistemi di riscaldamento radiante a bassa temperatura offre una valida alternativa rispetto ai sistemi tradizionali.

A chi rivolgersi

Per affrontare con successo la sfida della progettazione di edifici a basso impatto ambientale, è consigliabile coinvolgere un consulente esperto in progetti sostenibili. Una realtà che, in sintesi, sia in grado di:

– offrire competenze specializzate nella selezione dei materiali, nella progettazione energetica e nella gestione del ciclo di vita degli edifici;

seguire tutto l’intervento di progettazione e realizzazione dell’edificio;

– accedere ai bonus edilizi esistenti in ambito di efficientamento energetico (e non solo);

– garantire risultati ottimali in termini di efficienza e sostenibilità ambientale.

Le Fonti, general contractor di esperienza, con una forte solidità e una grande capacità nella gestione dei bonus edilizi, rappresenta un punto di riferimento per chiunque (privati, condomini, enti pubblici) voglia avviare un’operazione di ristrutturazione o nuova progettazione in chiave green e di efficienza energetica.

La società opera come General Contractor, ma con un approccio molto innovativo e una serie di metodi certificati da Ernst & Young (sia per quanto concerne le procedure fiscali sia sul fronte immobiliare e impiantistico) che lo distinguono sul mercato immobiliare.

I suoi servizi innovativi spaziano da tecnologie e dispositivi di building automation a soluzioni per la gestione dei rifiuti e il monitoraggio dei consumi fino a sistemi complessi per l’attivazione di servizi di telemedicina.

Rigenerazione urbana: cosa è previsto

La riqualificazione degli edifici pubblici e del patrimonio della PA conta su importanti stanziamenti finalizzati a sostenere l’attuazione di progetti di rigenerazione urbana per la riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale.

La stessa Camera dei Deputati ha ricordato – lo scorso 18 gennaio – una dotazione complessiva per il biennio 2025-2026 pari a 235 milioni di euro quale fondo per investimenti di rigenerazione urbana a favore dei comuni con popolazione inferiore a 15mila abitanti. Lo stanziamento rientra nello stato di previsione del ministero dell’Interno.

Per quanto riguarda i contributi ai Comuni per interventi sul territorio, la stessa Camera ricorda che le risorse assegnate dal Ministero dell’interno ai comuni, per il 2024 e 2025, a favore di investimenti relativi a opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio “sono finalizzate allo scorrimento della graduatoria delle opere ammissibili per l’anno 2023”. La condizione obbligatoria per i Comuni beneficiari delle risorse per le annualità 2023, 2024 e 2025 è concludere i lavori entro il 31 marzo 2026.

Si specifica, inoltre, che quanto disposto è volto a garantire il rispetto dei target associati alla Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica – Componente 4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica – Investimento 2.2 – Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Ricorda che:

“per la progettazione definitiva ed esecutiva relativa a interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico, di messa in sicurezza ed efficientamento energetico delle scuole, degli edifici pubblici e del patrimonio degli enti locali, nonché per investimenti di messa in sicurezza di strade, è stato adottato il decreto del Ministero dell’interno del 28 ottobre 2022 con il quale è stata disposta l’assegnazione (Allegato I del D.M. 28 ottobre 2022) di ulteriori risorse finanziarie, previste per il 2023, pari a complessivi 350 milioni di euro, finalizzate allo scorrimento della graduatoria dei progetti ammissibili per l’anno 2022”.

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PA: i finanziamenti esistenti per la riqualificazione degli edifici pubblici

RiccardoTWF

Marzo 7, 2024

Sulla riqualificazione degli edifici pubblici e la rigenerazione del patrimonio esistente della PA ci sono misure e stanziamenti importanti. Ecco alcune delle indicazioni

La necessità di riqualificazione degli edifici pubblici è al centro di varie linee di intervento e di finanziamento che interessa la PA. D’altronde, il patrimonio è ampio e necessita di manutenzione: come ricorda la Camera dei Deputati, secondo quanto emerge dal Rapporto sugli immobili pubblici pubblicato dal MEF (anno 2018), le amministrazioni locali detengono la maggior parte del patrimonio immobiliare censito, circa 806 mila fabbricati e un milione e 400 mila terreni.

Per renderlo quanto più funzionale, sicuro e adatto a rispondere alle esigenze attuali sono previste diverse misure di sostegno.

Conto termico, bonus barriere architettoniche, mitigazione vulnerabilità sismica

Tra gli strumenti consolidati per la riqualificazione degli edifici pubblici, il Conto Termico è uno dei più significativi. Tale strumento incentiva interventi per l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili per impianti di piccole dimensioni. Come spiega il GSE, i beneficiari sono principalmente le Pubbliche Amministrazioni, ma anche imprese e privati, che potranno accedere a fondi per 900 milioni di euro annui, di cui 400 destinati alle PA.

“Grazie al Conto Termico è possibile riqualificare i propri edifici per migliorarne le prestazioni energetiche, riducendo in tal modo i costi dei consumi e recuperando in tempi brevi parte della spesa sostenuta. Recentemente, il Conto Termico è stato rinnovato rispetto a quello introdotto dal D.M. 28/12/2012”.

Per l’anno in corso è tuttora attivo il bonus barriere architettoniche. Si tratta di una misura incentivante che prevede la detrazione del 75% sulle spese sostenute da enti pubblici e privati (oltre che da cittadini e imprese) per eliminare ostacoli alla mobilità. La misura è stata prorogata dalla Legge di Bilancio 2024 fino al 2025.

Sempre nella Legge di Bilancio è stato istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, per il successivo trasferimento al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, un Fondo per il finanziamento di un programma di mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici, con una dotazione pari a 45 milioni di euro per l’anno 2024 e a 60 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2028.

Riqualificazione degli edifici pubblici: novità per scuole e università

A proposito di scuole e università, nel nuovo PNRR sono stanziati 921 milioni di euro aggiuntivi per interventi di sicurezza per edifici scolastici, che intendono finanziare misure per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e la realizzazione di nuove strutture educative.

Per quanto riguarda, invece, il mondo degli atenei e dell’edilizia, c’è un Fondo a sostegno dell’edilizia universitaria per finanziare interventi di costruzione, ristrutturazione e miglioramento degli edifici alloggi e residenze per studenti universitari, segnala il Ministero dell’Università e della ricerca. Il finanziamento sarà crescente e prevede 10 milioni di euro per il 2024, 20 per il 2025, 50 per il 2026 e 70 milioni per gli anni a seguire destinati all’edilizia universitaria in generale, per un totale di 150 milioni di euro.

Rigenerazione urbana: cosa è previsto

La riqualificazione degli edifici pubblici e del patrimonio della PA conta su importanti stanziamenti finalizzati a sostenere l’attuazione di progetti di rigenerazione urbana per la riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale.

La stessa Camera dei Deputati ha ricordato – lo scorso 18 gennaio – una dotazione complessiva per il biennio 2025-2026 pari a 235 milioni di euro quale fondo per investimenti di rigenerazione urbana a favore dei comuni con popolazione inferiore a 15mila abitanti. Lo stanziamento rientra nello stato di previsione del ministero dell’Interno.

Per quanto riguarda i contributi ai Comuni per interventi sul territorio, la stessa Camera ricorda che le risorse assegnate dal Ministero dell’interno ai comuni, per il 2024 e 2025, a favore di investimenti relativi a opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio “sono finalizzate allo scorrimento della graduatoria delle opere ammissibili per l’anno 2023”. La condizione obbligatoria per i Comuni beneficiari delle risorse per le annualità 2023, 2024 e 2025 è concludere i lavori entro il 31 marzo 2026.

Si specifica, inoltre, che quanto disposto è volto a garantire il rispetto dei target associati alla Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica – Componente 4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica – Investimento 2.2 – Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Ricorda che:

“per la progettazione definitiva ed esecutiva relativa a interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico, di messa in sicurezza ed efficientamento energetico delle scuole, degli edifici pubblici e del patrimonio degli enti locali, nonché per investimenti di messa in sicurezza di strade, è stato adottato il decreto del Ministero dell’interno del 28 ottobre 2022 con il quale è stata disposta l’assegnazione (Allegato I del D.M. 28 ottobre 2022) di ulteriori risorse finanziarie, previste per il 2023, pari a complessivi 350 milioni di euro, finalizzate allo scorrimento della graduatoria dei progetti ammissibili per l’anno 2022”.

Ora si attende la nuova direttiva EPBD

Per la riqualificazione degli edifici pubblici, si devono attendere i riflessi che avrà la nuova EPBD (Energy Performance Building Directive), altrimenti citata come Direttiva Case Green

Il Parlamento e il Consiglio UE hanno raggiunto un accordo provvisorio il 7 dicembre 2023, che ora deve essere adottato formalmente.

La nuova EPBD intende accelerare i tassi di ristrutturazione degli edifici, ridurre le emissioni di gas serra e il consumo energetico. e promuovere l’utilizzo delle energie rinnovabili negli edifici.

Si afferma che i nuovi edifici occupati o di proprietà del settore pubblico dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Gli Stati membri saranno tenuti a ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali (compresi gli edifici pubblici) con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% con le peggiori prestazioni entro il 2033 sulla base di requisiti minimi di prestazione energetica.

Edifici pubblici: dalla riqualificazione al modello smart building

Per arrivare preparati al contesto indicato dall’Unione Europea sarà necessario contare non solo sui finanziamenti, ma anche su professionisti in grado di rispondere alle esigenze e rendere possibile trasformare edifici esistenti in smart building. È un obiettivo possibile per chi, come Le Fonti Group, lavora alla decarbonizzazione degli edifici e alla loro digitalizzazione.

Il gruppo italiano si presenta anche in veste di general contractor, proponendo un approccio che unisce la volontà di trasparenza, autorevolezza, solidità e servizi innovativi a valore aggiunto.

“Vediamo una grande opportunità anche nella direttiva delle case green”, ha affermato a LUMI4Innovation il presidente Riccardo Tassi, illustrando il metodo messo a punto dallo stesso Gruppo, che passa anche dalla valorizzazione e tutela del dato. Proprio la tutela e l’archiviazione dei dati sono al centro di una recente collaborazione tra Le Fonti Group e il CTT – Centro di Trasferimento Tecnologico ART. Oltre alla collaborazione con il CTT sulla tutela dei dati, è attiva una partnership con Hexagon sul fronte delle nuove tecnologie AI e IoT applicate alla smart city, di cui gli edifici “intelligenti”, privati e pubblici, saranno parte integrante.

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Come Avviare e Gestire una Comunità Energetica nel 2024

RiccardoTWF

Marzo 7, 2024

Guida alla costituzione e gestione delle Comunità Energetiche alla luce del nuovo Decreto CER: ottimizzare le risorse per una Transizione Sostenibile

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) costituiscono un pilastro fondamentale nel percorso di transizione energetica verso un sistema più sostenibile e decentralizzato. Queste comunità rappresentano un’opportunità cruciale per l’integrazione delle fonti rinnovabili nell’approvvigionamento energetico, promuovendo al contempo la partecipazione attiva dei cittadini e delle imprese locali.

Vediamo meglio come poter costituire una comunità energetica alla luce delle novità normative introdotte a inizi 2024 e come poterle gestire al meglio.

Il Nuovo Decreto CER

Con l’approvazione del Decreto MASE n. 414 del 7 dicembre 2023, il panorama normativo italiano si è arricchito di disposizioni volte a promuovere e regolamentare la costituzione e lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Pubblicato il 23 gennaio 2024, questo decreto fornisce le linee guida e le disposizioni per favorire l’adozione e l’implementazione delle CER nel territorio nazionale.

Il Decreto stabilisce alcuni punti chiave rispetto alla realizzazione delle comunità energetiche in Italia:

  1. Contributo a Fondo Perduto: il decreto prevede un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili per lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Questo finanziamento è destinato alle comunità che realizzano impianti a fonti rinnovabili, inclusi sistemi di accumulo di energia, nei Comuni con una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.
  2. Tariffa incentivante sull’Energia Rinnovabile: oltre al contributo a fondo perduto, la norma stabilisce una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa su tutto il territorio nazionale. Questa tariffa è garantita per 20 anni ed è composta da una parte fissa e una parte variabile.
  3. Cumulabilità dei benefici: i benefici previsti dal decreto sono cumulabili. Questo significa che le comunità energetiche possono beneficiare di entrambi i tipi di incentivi, massimizzando così il supporto finanziario per lo sviluppo dei progetti.
  4. Limiti temporali e di potenza: il decreto stabilisce limiti temporali e di potenza per accedere agli incentivi. Ad esempio, la tariffa incentivante è disponibile fino al 31 dicembre 2027, con una potenza massima agevolabile di 5 GW.
  5. Misure di supporto: Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) mette a disposizione documenti, guide informative e canali di supporto per assistere gli utenti nella costituzione delle CER e nella presentazione delle richieste di incentivi.
  6. A breve saranno pubblicati anche i regolamenti attuativi da parte dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) e su proposta del GSE.

Avviare una Comunità Energetica nel 2024

Per avviare una comunità energetica nel 2024, è essenziale comprendere i requisiti e le modalità stabilite dal Decreto CER. Questo include la costituzione dell’atto societario, la definizione degli obiettivi ambientali, economici e sociali, nonché l’adesione alle disposizioni normative in materia di connessione alla rete elettrica, misurazione e compensazione dell’energia prodotta e consumata all’interno della CER.

Chi può farlo e con quali Benefici

Le opportunità offerte dalle CER coinvolgono una vasta gamma di attori, tra cui cittadini, condomìni, piccole e medie imprese, enti locali, cooperative e associazioni. Con il supporto adeguato, queste entità possono avviare e partecipare attivamente alle comunità energetiche, beneficiando degli incentivi finanziari e delle tariffe sopradescritte.

In sintesi, il 2024 si presenta come un momento cruciale per l’espansione delle Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia, offrendo opportunità significative per contribuire alla trasformazione del settore energetico verso una maggiore sostenibilità e autonomia locale.

Gestire efficacemente una CER
La gestione efficace di una comunità energetica richiede un approccio olistico e coordinato che tenga conto di diversi aspetti, tra cui la pianificazione, la produzione, la distribuzione e la gestione delle risorse energetiche. Elemento fondamentale per il corretto funzionamento delle CER è la conoscenza in tempo reale dei flussi energetici disponibili. Conoscenza che permetterà a ogni componente della comunità energetica di variare i propri comportamenti per massimizzare i vantaggi economici (incentivi).

Per conseguire questo obiettivo, è essenziale implementare sistemi di monitoraggio avanzati e tecnologie di gestione dell’energia che consentano di rilevare e analizzare in modo preciso i dati di produzione e consumo. Così come può diventare utile attivare sistemi intelligenti per il controllo dei consumi degli elettrodomestici o di eventuali colonnine per la ricarica di veicoli elettrici.

Sarà poi necessaria una puntuale gestione della contabilità affidata all’amministratore del sistema per ridistribuire correttamente gli incentivi a tutti i componenti. Inoltre, è importante promuovere la partecipazione attiva dei membri della comunità, incoraggiando la condivisione di conoscenze e esperienze e facilitando il dialogo e la collaborazione tra tutti gli interessati.

Di fronte a queste sfide, ci possono essere interlocutori diversi cui affidarsi. L’expertise di Le Fonti Group, fondata sulla riqualificazione energetica di edifici e condomini, sull’implementazione di sistemi smart di controllo e monitoraggio dei consumi energetici e building automation e, in una visione ancora più avanzata e digitale, anche della massima tutela dei dati personali (rispetto ai profili di consumo ad esempio), offre una maggiore garanzia nella qualità della gestione e implementazione di una CER.

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Case “green”: verso la neutralità climatica entro il 2050

RiccardoTWF

Marzo 7, 2024

La Direttiva europea Case Green punta a trasformare il modo di costruire e ristrutturare gli edifici in chiave green e carbon neutral. Ecco cosa prevede

Secondo i dati dell’Unione Europea, gli edifici sono responsabili del 40% dei consumi energetici totali ed emettono il 36% della CO2 collegata al settore energia. Eppure, sempre secondo la stessa fonte, solo l’1% degli immobili è stato sottoposto a lavori di ristrutturazione in ottica di energy efficiency, troppo poco per poter raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati al 2030 e al 2050.

Ora le cose stanno cambiando, anche grazie alla forte spinta impressa dall’UE che ha dato vita a una serie di programmi e di strategie – i principali sono il Green New Deal e la Renovation Wave – con l’obiettivo di accelerare la transizione energetica dei building (pubblici e privati).

In questo quadro rientra la Direttiva Case Green che punta a trasformare radicalmente il modo di costruire e ristrutturare gli edifici. Vediamo come.

Direttiva Case Green: i punti chiave

Dopo mesi di discussioni e confronti, il Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo hanno raggiunto – lo scorso dicembre – un accordo sulla revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, la Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) anche chiamata Direttiva case green.

Questa normativa stabilisce una serie di requisiti per gli edifici nuovi e ristrutturati all’interno dell’Europa, mirando a migliorare le prestazioni energetiche e ridurre le emissioni di gas serra. L’obiettivo è che entro il 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione siano a emissioni zero e che entro il 2050 l’intero parco immobiliare esistente sia “zero emission”.

Gli Stati membri dovranno ristrutturare una percentuale di edifici non residenziali con prestazioni energetiche peggiori entro il 2030 e aumentarla entro il 2033. Inoltre, i nuovi edifici dovranno essere predisposti per l’installazione di impianti solari e la produzione di energia solare diventerà obbligatoria per i nuovi edifici. La direttiva prevede anche una tabella di marcia per eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040.

Ecco, in sintesi, i punti principali previsti dalla Direttiva Case Green:

– gli Stati membri dovranno ridurre il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22 % entro il 2035. Questa riduzione dovrà essere realizzata per più della metà attraverso la ristrutturazione di edifici con le prestazioni energetiche meno performanti. (Scopri di più)

– Per gli immobili non residenziali, gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033.

– Alcuni immobili, come monumenti, edifici storici, chiese, edifici temporanei e abitazioni di piccole dimensioni, potrebbero essere esclusi dagli interventi di ristrutturazione.

– La classificazione energetica degli edifici sarà basata su obiettivi medi definiti a livello nazionale

– La direttiva impone scadenze per eliminare le caldaie a combustibili fossili e l’installazione obbligatoria di

pannelli fotovoltaici per nuovi edifici di dimensioni considerevoli entro il 2030.

  • Dal 2028, tutti i nuovi edifici pubblici dovranno essere a zero emissioni e dal 2030 dovranno rispettare questo requisito tutte le nuove costruzioni, residenziali e non.
  • Al momento non sono specificate sanzioni per chi non si adegua alla direttiva, ma potrebbero essere previste multe da parte dei singoli Paesi.

Quali incentivi per gli zero emission building

Insieme a obblighi e regolamenti, sono previsti una serie di finanziamenti e incentivi per spingere verso edifici a impatto zero. E in questo scenario il ruolo di operatori dell’efficienza energetica e General Contractor evoluti diventa cruciale in quanto questi soggetti possono fare da facilitatori e acceleratori.

In particolare, se contiamo che il 74% delle abitazioni in Italia rientra attualmente in classi energetiche inferiori a quelle richieste dalla nuova Direttiva europea, risulta evidente come le opere di ristrutturazione necessitino di aumentare e accelerare il passo.

Il bonus 110 ha saputo dare sicuramente una spinta al settore ma non sempre nel modo più corretto. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Ecco perché è fondamentale affidarsi a partner qualificati ed esperti, che possano affiancare ogni soggetto nel percorso di ristrutturazione, dall’analisi di bonus fiscali e finanziamenti alla progettazione fino alla messa in opera e all’assistenza.

Un’azienda come Le Fonti Group, grazie alla sua esperienza, alla capacità di gestire gli incentivi, alla sua solidità rappresenta un punto di riferimento per chiunque (privati, condomini, enti pubblici) voglia avviare un’operazione di ristrutturazione in chiave green e di efficienza energetica.

La società opera come General Contractor nell’ambito dei bonus edilizi e della riqualificazione degli immobili. Oltre ad aver adottato metodi certificati da Ernst & Young per qualificare le procedure fiscali e il controllo sul fronte immobiliare e impiantistico, Le Fonti Group può offrire servizi innovativi che vanno dall’implementazione di soluzioni smart per il controllo dei consumi e la videosorveglianza fino a soluzioni più complesse per la creazione di comunità energetiche e gestione avanzata dei rifiuti.

Note informative

  • Direttiva EPBD

La Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) è stata introdotta per la prima volta nel 2002 e successivamente rivista nel 2010 e nel 2018. L’ultima revisione è di marzo 2023 con il nome di “Direttiva Case green”.

L’obiettivo principale della direttiva EPBD è sempre stato quello di promuovere il raggiungimento di edifici a energia quasi zero (Nearly Zero-Energy Buildings o NZEB) e promuovere l’uso di energie rinnovabili negli edifici e l’installazione di smart meter per la misurazione e la gestione dei consumi.

  • Renovation Wave

Renovation Wave è il nome dato alla strategia europea volta a promuovere l’efficientamento energetico e il rinnovamento degli edifici.

Approvata il 14 ottobre punta a trasformare gli edifici in green building, efficienti e a basso impatto ambientale.

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Bonus edilizi e Superbonus: guida alle detrazioni fiscali nel 2024

RiccardoTWF

Marzo 7, 2024

La Legge di Bilancio ha stabilito le principali detrazioni fiscali per le opere di riqualificazione edilizia ed efficientamento energetico per il 2024? Vediamo in sintesi le principali

Bonus edilizi e detrazioni fiscali sono un tema molto caro agli italiani, complice un patrimonio immobiliare nazionale datato, che necessità di interventi di riqualificazione, anche in vista dei requisiti di efficienza energetica per il 2030.

Come ogni anno, è la Legge di Bilancio (l’ultima pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 30 dicembre 2023) a definire quelli che saranno i bonus fiscali di cui gli italiani potranno beneficiare per ristrutturare e riqualificare gli edifici. Al centro delle discussioni, anche per questo 2024, è il Superbonus, misura che fin dalla sua nascita è stata un potente volano per il rilancio dell’economia nazionale, ma soprattutto per il settore dell’edilizia.

Come cambia, quindi, il superbonus 2024? E quali saranno gli altri bonus edilizi di cui si potrà usufruire e chi potrà accedervi?

Superbonus 2024: come cambia il vecchio superbonus 110

Dopo le modifiche apportate alla misura nel 2023, che vedevano un taglio dell’aliquota detraibile dal 110% della spesa sostenuta per i lavori al 90%, il superbonus è stato rivisto anche per il 2024, ancora una volta al ribasso. Dal primo gennaio, infatti, la percentuale della spesa sostenuta per gli interventi di ristrutturazione detraibile scende al 70%, con un ulteriore taglio al 65% già previsto per il 2025.

Ma non è questa l’unica modifica apportata al Superbonus.
Cambiano, infatti, anche i termini di accesso all’agevolazione, così come gli aventi diritto.

Superbonus 2024 al 70%: quali lavori comprende

Come nelle sue precedenti forme, anche il Superbonus 2024 è accessibile a copertura di alcuni precisi interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli immobili, in particolare:

  • Efficientamento energetico per mezzo dell’installazione di impianti fotovoltaici, installazione o sostituzione di impianti di climatizzazione, interventi di isolamento termico, purché ne consegua un miglioramento di almeno 2 classi energetiche.
  • Interventi finalizzati alla riduzione del rischio sismico.
  • Interventi di ristrutturazione edilizia.

Come richiedere il Superbonus 2024

Per poter usufruire del Superbonus 70% previsto per il 2024, oltre a verificare che gli interventi da eseguire rientrino effettivamente in quelli ammessi dall’agevolazione, è necessario:

  • Richiedere una valutazione energetica dell’edificio prima di avviare i lavori e una successiva alla loro chiusura.
  • Pagare le fatture per i lavori tramite bonifico parlante (bancario o postale) in cui indicare la causale del pagamento e i dati fiscali del beneficiario. È importante considerare che in caso di saldo di una fattura relativa a un intervento finanziato tramite il Superbonus, fa fede la data di pagamento al fine di determinare i termini della detrazione. Ad esempio, se la fattura è datata 2023 ma il pagamento viene effettuato nel 2024, la detrazione fiscale sarà del 70% e non del 90%, come previsto fino al 31/12/2023.
  • Conservare la documentazione relativa ai versamenti per i lavori eseguiti
  • Indicare le spese sostenute usufruendo del Superbonus nella dichiarazione dei redditi.

Superbonus 2024: cessione del credito e sconto in fattura

Una delle grandi novità introdotte con l’originale Superbonus 110 è stato il meccanismo dello sconto in fattura e cessione del credito, che hanno permesso di ristrutturare e riqualificare gli immobili con il costo dei lavori abbattuto direttamente dall’impresa fornitrice.

Con la nuova formulazione del superbonus 2024 non sarà più possibile richiedere lo sconto in fattura con conseguente cessione del credito, tuttavia il decreto prevede alcune eccezioni per questa modifica. In particolare, lo sconto in fattura è ancora previsto per:

  • Gli enti del Terzo settore, le Onlus e le cooperative;
  • L’edilizia popolare;
  • Interventi di edilizia per i quali i bonifici sono stati eseguiti prima del 17 febbraio 2023 (cessione del credito).

La cancellazione della possibilità di usufruire di sconto in fattura e cessione del credito riguarda anche gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici nelle zone sismiche 1, 2 e 3. Al contrario, si potrà continuare a beneficiarne nei casi di interventi facenti parte di piani di recupero di patrimoni edilizi o di riqualificazione urbana per i quali il titolo abilitativo sia stato richiesto prima del 30 dicembre 2023.

Superbonus 110% nel 2024: chi ne ha ancora diritto

Se in generale il Superbonus 2024 è sceso al 70%, sono previsti alcuni casi in cui il l’agevolazione fiscale può ancora coprire il 110% della spesa sostenuta. In particolare, si potrà usufruire del Superbonus 110% fino al 31 dicembre del 2025 nel caso di interventi eseguiti sugli immobili ubicati nei territori funestati da eventi sismici dopo il 1° aprile del 2009 nei quali è stato dichiarato lo stato di emergenza.

Altri bonus edilizi 2024 per la ristrutturazione

Il Superbonus non è l’unico strumento utile per ristrutturare gli edifici e migliorarne l’efficienza energetica. Come anche negli anni precedenti, esistono altri bonus edilizi 2024 a cui si può accedere per realizzare degli interventi di riqualificazione ottenendo uno sgravio fiscale.

Ecobonus 2024

Rientrante nel pacchetto dei bonus casa 2024, l’Ecobonus 2024 consiste in una detrazione fiscale variabile tra il 50% e il 75% della spesa sostenuta per interventi di efficientamento energetico, suddivisa in 10 quote annuali di pari importo. La percentuale di spesa detraibile varia a seconda della tipologia di intervento eseguita.

Bonus ristrutturazione 2024

Il Bonus ristrutturazione 2024 consiste in una detrazione fiscale del 50%, per un importo di spesa massimo pari a 96.000€ per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili. Il bonus fiscale riguarda sia i lavori eseguiti su singole unità immobiliari, sia sulle parti comuni dei condomini.

Bonus verde 2024

Confermato anche per il 2024 il Bonus verde, che consente di detrarre il 36% della spesa sostenuta per gli interventi eseguiti sulle aree verdi connesse alle unità abitative. In particolare possono beneficiare della detrazione Irpef i lavori di:

  • sistemazione a verde di aree scoperte di immobili già esistenti, realizzazione di impianti di irrigazione e pozzi;
  • realizzazione di giardini pensili e coperture a verde.

Il bonus verde 2024 è applicabile a una spesa massima di 5.000€.

Bonus barriere architettoniche 2024

Confermato, ma con alcune modifiche, anche il Bonus barriere architettoniche 2024. L’agevolazione consiste in una detrazione fiscale del 75% della spesa sostenuta per la rimozione di barriere architettoniche, in particolare per la realizzazione di:

  • scale
  • rampe
  • ascensori
  • servoscala
  • piattaforme elevatrici.

La scadenza della detrazione è fissata per il 31 dicembre 2025 e viene distribuita in 5 quote annuali di uguale importo.

La detrazione del 75% è applicabile per un importo di spesa massimo che varia a seconda della tipologia di immobile, in particolare:

  • 50.000€ per gli interventi eseguiti in edifici unifamiliari e per le unità indipendenti all’interno di edifici plurifamiliari
  • 40.000€ per ciascuna unita abitativa all’interno di un edificio plurifamiliare composto da 2 a 8 unità abitative
  • 30.000€ per ciascuna unita abitativa all’interno di un edificio plurifamiliare composto da più di 8 unità abitative.

Ristrutturazioni e Bonus edilizi: il ruolo chiave del general contractor

Orientarsi nel mondo dei Bonus per la ristrutturazione e per la riqualificazione degli edifici non è semplice, soprattutto quando si tratta di grandi progetti che comportano un certo grado di complessità.

Tali attività possono essere gestite da un general contractor: un’impresa che si possa far carico non solo delle opere di ristrutturazione edilizia, ma anche di tutte le pratiche relative all’ottenimento dei bonus fiscali.

Le Fonti Group, General Contractor attivo nel settore della riqualificazione immobiliare e dell’efficientamento energetico, è specializzato anche in servizi che spaziano dalla building automation alla cybersecurity, passando per il waste management, la gestione di comunità energetiche rinnovabili e la gestione distribuita di energia, per la realizzazione di smart building efficienti, sicuri e in grado di migliorare la qualità di vita all’interno degli edifici.

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PNRR: quali opportunità di finanziamento per la riqualificazione edilizia

RiccardoTWF

Marzo 7, 2024

Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta un volano importante di investimenti utili anche per elevare l’efficienza energetica in edilizia. Ecco le novità apportate e lo scenario prossimo

Tra le opportunità sostenute dal PNRR c’è anche il suo ruolo nel fare efficienza energetica in edilizia. Quanto sia importante la riqualificazione edilizia lo ricorda la Commissione Europea: gli edifici nell’UE sono responsabili del 40% del nostro consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra.

Proprio pochi giorni fa il Parlamento Europeo, il Consiglio e la stessa Commissione UE hanno trovato un accordo sulla Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), conosciuta anche come Direttiva “Case Green”: oltre a stabilire che dal 2030 i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, il testo (in attesa di approvazione formale), fissa un obiettivo ambizioso in termini di riduzione dei consumi da parte del patrimonio esistente.

Come si legge nella nota della stessa Commissione UE, ciascuno Stato membro adotterà il proprio percorso nazionale per ridurre il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Le misure nazionali dovranno garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici con le peggiori prestazioni. Tra queste l’idea di stabilire piani nazionali di ristrutturazione degli edifici e programmi di passaporti per la ristrutturazione degli edifici per guidare i proprietari di edifici nelle loro ristrutturazioni graduali verso edifici a emissioni zero.

Tutto questo avrà effetti importanti sulle decisioni e le norme relative anche per l’Italia, che ha da poco rimodulato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Vediamo come.

Pnrr e riqualificazione edilizia: da dove si è partiti e le nuove disposizioni

Partiamo dal PNRR e da quanto dispone per una profonda azione di efficienza energetica degli edifici, consapevoli che gli edifici italiani rappresentano quasi la metà dei consumi energetici del Paese.

Per rinnovare un patrimonio energeticamente inefficiente, oltre che datato, serve una pianificazione di interventi tali da rinnovare il patrimonio esistente, partendo dalla riqualificazione edilizia.

“L’Ecobonus e Sismabonus fino al 110% sono misure per finanziare la ristrutturazione energetica e sismica degli edifici residenziali, compresa l’edilizia sociale”, riporta il sito ufficiale per il PNRR, Italia Domani, dove sono presenti le misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Tale piano ha posto oltre 15 miliardi di euro per attuare quattro misure valide per l’efficienza energetica degli edifici:

  • 13,95 miliardi di euro per finanziare la ristrutturazione energetica e sismica degli edifici residenziali, compresa l’edilizia sociale;
  • 411 milioni di euro per intervenire su uffici, tribunali e cittadelle giudiziarie;
  • 800 milioni di euro per realizzare circa 195 nuovi edifici scolastici;
  • 200 milioni di euro per sostenere lo sviluppo di 330 km di nuove reti di teleriscaldamento efficiente.

Cosa prevede il nuovo PNRR italiano

Il Governo in carica ha presentato un Piano nazionale di ripresa e resilienza modificato che ammonta ora a 194,4 miliardi di euro e comprende 66 riforme, sette in più rispetto al piano originario, e 150 investimenti.

Le missioni sono aumentate, da sei a sette: esse includono la riqualificazione dei lavoratori (pubblici e privati), “per l’innalzamento delle competenze in materia di efficientamento energetico e produzione di energia da fonti rinnovabili”.

Proprio in tema di efficienza energetica in edilizia, viene istituito un fondo di 1,381 miliardi di euro per l’efficientamento energetico degli immobili di edilizia residenziale e popolare e degli appartamenti privati in condomini. “La misura verrà attuata attraverso uno strumento finanziario”, si legge nel documento.

Inoltre, il Piano prevede 238 milioni di euro aggiuntivi per sostenere la misura dello student housing e per confermare l’ambizione di creare 60mila nuovi posti letto per studenti universitari entro giugno 2026. A queste misure si aggiungono anche 921 milioni di euro per gli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici, la realizzazione di nuove scuole e l’estensione del tempo pieno. La misura – si legge nel documento – consentirà di realizzare i metri quadri previsti nonostante l’incremento dei costi.

Superbonus e le altre detrazioni

Resta da comprendere che fine farà il Superbonus, la più importante misura incentivante della riqualificazione edilizia: nel 2024 passerà al 70% – sempre che in Legge di Bilancio non cambi nulla. Il Super-sisma bonus 110 avrà una deroga, prevista dal Governo e varata dal Parlamento per la ricostruzione degli edifici privati nelle quattro regioni colpite dal terremoto di sette anni fa (Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria). Ciò consentirà fino a tutto il 2025 la possibilità di beneficiare della misura incentivante in abbinamento sia alla cessione del credito d’imposta che allo sconto in fattura.

Per il momento va segnalato che Super Ecobonus 110% al 31 ottobre 2023 ha coinvolto più di 438mila edifici per un totale di investimenti che sfiora i 94 miliardi di euro (dati ENEA).

Oltre al superbonus 70% si potrà contare per tutto il 2024 del bonus ristrutturazioni edilizie (bonus casa) al 50% su un limite di spesa di 96mila euro, limite valido anche per il sisma bonus, valido anch’esso per tutto l’anno prossimo. Rimarrà invece fino al 2025 il bonus barriere architettoniche (pari al 75% delle spese sostenute).

Il ruolo del general contractor

Come abbiamo visto, il nuovo anno si preannuncia ancora ricco di attese, non solo per l’effetto indotto dal PNRR, ma anche dagli altri incentivi per la ristrutturazione e riqualificazione edilizia. Ecco, allora, che resta centrale la figura del general contractor. Si tratta di una entità che stipula un contratto con altre organizzazioni o enti per la fornitura di servizi o prestazioni d’opera. È la figura scelta dal committente finale per ottimizzare tutti i processi di costruzione, una sorta di “direttore d’orchestra” che controlla tempi e costi, richiede i bonus e gli incentivi necessari all’operazione e fa in modo che il progetto venga condotto a termine con successo.

In questo contesto, Le Fonti Group Società Benefit assume un ruolo centrale.

Grazie alla sua esperienza nel settore, ai servizi innovativi che propone, alla trasparenza nella comunicazione (garantita dall’essere quotata in Borsa) e all’adozione di un metodo certificato con 2 step di controllo sia dal punto fiscale sia sul fronte immobiliare impiantistico, con processi certificati da Ernst & Young, Le Fonti Group è in grado di seguire proprietari, condomini ed enti pubblici nel processo di riqualificazione energetica dalla A alla Z. L’azienda si occupa di tutto l’iter autorizzativo, delle richieste di incentivi e finanziamenti, del controllo e direzione lavori fino a servizi innovativi che riguardano ad esempio la building automation, il controllo dei consumi energetici, la tutela della privacy e dei dati personali, una migliore gestione dei rifiuti e così via.

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APE: come si misura l’efficienza energetica di una casa

RiccardoTWF

Marzo 1, 2024

L’Attestato di Prestazione Energetica è uno strumento fondamentale per richiedere bonus e incentivi per la riqualificazione edilizia. Ecco perché

La Certificazione energetica degli edifici è un indicatore fondamentale per analizzare lo stato attuale del settore edilizio, responsabile di circa il 40% delle emissioni globali di CO2.

A tal proposito, riveste un ruolo importante l’APE (Attestato di Prestazione Energetica), conosciuto più semplicemente anche come certificazione energetica, ovvero un documento tecnico nel quale è indicata la prestazione energetica di un edificio o di una singola unità immobiliare.

Sostanzialmente, l’APE restituisce la valutazione energetica dell’immobile, evidenziando, in relazione al suo utilizzo, i consumi di energia e la quantità di CO2 emessa. Sulla base di questi dati, l’APE assegna all’immobile una classe energetica che può andare dalla G, per gli edifici meno efficienti, alla A4 per i più performanti.

Sul piano legislativo europeo e nazionale, c’è una chiara tendenza a intervenire sugli immobili a bassa efficienza, in modo da migliorarne, anche attraverso incentivi e bonus, la classe energetica e ridurne i consumi.

Ecco, quindi, che diventa fondamentale essere in possesso dell’Attestato di Prestazione Energetica per poter valutare i consumi energetici – e conseguentemente i costi – e il confort abitativo dell’immobile. L’APE è, inoltre, obbligatorio per legge in caso di vendita o di locazione dello stesso.

Inoltre, a partire dal 2026, l’APE servirà a confermare l’adesione ai nuovi requisiti: gli edifici di gestione, utilizzo o proprietà pubblica di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero.

I nuovi edifici privati dovranno rispettare gli stessi requisiti a partire dal 2028.

Classificazione energetica: la situazione edilizia in Italia

Dal Rapporto annuale sulla certificazione energetica degli edifici, redatto da ENEA congiuntamente con il Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente (CTI) sulla base dei dati 2022, emerge un quadro tutto sommato positivo relativamente allo stato degli immobili italiani e all’andamento delle ristrutturazioni.

Rispetto alle rilevazioni dell’anno precedente, i dati evidenziano una diminuzione del 3,7% degli immobili classificati nelle categorie energetiche inferiori, F e G, accompagnata da un aumento corrispondente nelle categorie A4 e B, le più virtuose. Tuttavia, la sfida rimane considerevole, con circa il 55% degli immobili ancora posizionati nelle classi energetiche più basse. La percentuale di Attestati di Prestazione Energetica (APE) riconducibili alle categorie energetiche migliori (A4-B) si attesta, invece, a circa il 14%.

Ulteriori osservazioni rivelano che la Lombardia è la Regione con la maggiore quantità di attestati emessi (20,5%), seguita da Lazio (9,6%) e Veneto (8,4%). Gli immobili certificati sono spesso associati a transazioni immobiliari e locazioni, sebbene tale correlazione, seppur prevalente all’80%, presenti un leggero decremento. Le riqualificazioni energetiche (5,7% degli APE) e le ristrutturazioni importanti (4,1% degli APE) mostrano una crescita dell’1,5%, sottolineando un incremento di interventi mirati all’efficientamento energetico.

Efficientamento energetico degli edifici: cosa prevede la normativa europea

I numeri raccolti nel rapporto di ENEA e CTI  sono destinati a crescere.

Nonostante siano ancora in corso discussioni e trattative tra gli Stati membri, il Parlamento Europeo ha approvato la Direttiva sul rendimento energetico (EPBD), anche detta Direttiva case green, al fine di ridurre i consumi energetici degli edifici e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

In particolare, la direttiva sancisce che:

  • dal 2026, gli edifici di gestione, utilizzo o proprietà pubblica di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero. I nuovi edifici privati dovranno rispettare gli stessi requisiti a partire dal 2028
  • entro il 2028, tutti gli edifici di nuova costruzione, ove fattibile dal punto di vista economico e tecnologico, devono adottare tecnologie solari. Per gli edifici residenziali soggetti a ristrutturazioni significative, la scadenza è prorogata al 2032.
  • entro il 2030 gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe E (entro il 2027 per quelli pubblici), ed entro il 2033, la classe D (entro il 2030 per quelli pubblici).
  • dal 2035, sarà vietato l’utilizzo di sistemi di riscaldamento a combustibili fossili per edifici di nuova costruzione e quelli sottoposti a ristrutturazioni profonde.

Sono già previste delle deroghe per specifiche categorie di edifici residenziali, che prendono in considerazione fattori quali fattibilità economica, tecnica e disponibilità di manodopera qualificata.

Certificazione energetica: primo requisito per ristrutturare e ottenere i bonus edilizi

Come anticipato, l’APE è obbligatorio nel caso di vendita o locazione di un immobile. Non solo: l’Attestato di Prestazione Energetica è obbligatorio anche in caso di lavori di ristrutturazione importante finalizzati all’efficientamento energetico, ovvero interventi eseguiti sull’involucro esterno dell’immobile, quindi pareti perimetrali, tetto e infissi, che coinvolgano una superficie superiore al 25% del totale.

Bonus edilizi: quando serve l’APE

È obbligatorio essere in possesso della certificazione energetica anche nei casi in cui si intenda far richiesta di bonus edilizi per avviare la ristrutturazione di un immobile. Nello specifico, l’Attestato di Prestazione Energetica è obbligatorio per poter usufruire dell’Ecobonus.

L’Ecobonus è un incentivo che consente di ottenere una detrazione fiscale in corrispondenza dell’esecuzione di alcuni interventi di ristrutturazione, finalizzati all’efficientamento energetico, sulla propria abitazione.

A seconda della tipologia di intervento, la detrazione fiscale può essere del 65% o del 50%. In particolare, i lavori che garantiscono l’accesso all’Ecobonus 65% sono:

  • acquisto e installazione di caldaie a condensazione di efficienza almeno pari alla classe A, contestualmente all’installazione di sistemi di termoregolazione evoluti di classe V, VI o VIII.
  • l’installazione di impianti di climatizzazione invernale basati su apparecchi ibridi, costituiti da pompa di calore integrata con caldaia a condensazione
  • gli interventi di sostituzione, integrale o parziale, di impianti di climatizzazione invernale con generatori d’aria calda a condensazione
  • sostituzione di vecchi impianti con micro-cogeneratori, purché si ottenga un risparmio di energia primaria almeno del 20%
  • sostituzione, integrale o parziale, dell’impianto di climatizzazione invernale esistente, con pompe di calore ad alta efficienza o impianti geotermici a bassa entalpia
  • sostituzione di impianti per la produzione di acqua calda sanitaria tradizionali, con scaldacqua a pompa di calore
  • acquisto e l’installazione di sistemi di domotica per il controllo dell’impianto di riscaldamento, produzione di acqua calda sanitaria o climatizzazione.
  • gli interventi strutture opache verticali e orizzontali, purché siano rispettati i requisiti di trasmittanza termica
  • l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda a uso domestico, industriale, per strutture sportive, case di cura e scuole.

L’Ecobonus si ferma, invece, al 50% per:

  • acquisto e posa di finestre, infissi e schermature solari, porte esterne e portoncini
  • acquisto e installazione di caldaie a condensazione di efficienza almeno pari alla classe A, senza contestuale installazione di sistemi di termoregolazione evoluti
  • sostituzione o nuova installazione di impianti di riscaldamento a generatori a biomassa, ad esempio pellet.

L’APE non è richiesto per gli interventi di riqualificazione degli immobili per l’adeguamento sismico.

Richiesta APE e svolgimento lavori: il ruolo del General Contractor

Orientarsi nel mondo delle agevolazioni edilizie e dei Bonus non è facile: individuare un general contractor che possa porsi come unico interlocutore, in grado di supportare chi affronta una ristrutturazione o una riqualificazione, diventa cruciale.

Le Fonti Group opera come General Contractor nell’ambito dei bonus edilizi e della riqualificazione del patrimonio immobiliare, affiancando ai servizi più tradizionali anche una serie di servizi di carattere innovativo che vanno dalla building automation alla cybersecurity e tutela dei dati personali, dal waste management alla gestione di comunità energetiche rinnovabili e alla gestione distribuita di energia.

In questo modo, Le Fonti Group offre soluzioni di valore nella digitalizzazione e nella transizione energetica, aspetti sempre più cruciali per il rinnovamento del patrimonio edilizio.

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